Pain & sorrow

Ho appena preso un’aspirina, ma so che non servirà a curare il malessere che provo perché non è solo uno stato fisico bensì il risultato del disagio che provo dentro. Sto passando un periodo di forte stress per i numerosi impegni e per le angherie che subisco quotidianamente sul lavoro. La tensione che si taglia con il coltello, le occhiatacce e le battutine infelici continue e logoranti mi infastidiscono e non riesco a superare il gran casino che è successo la scorsa settimana e a lavorare con serenità. Sono più occupata in questi giorni, ho ritrovato il mio equilibrio in classe e tra alti e bassi le cose sono tornate alla normalità. Ci sono giornate in cui torno a casa scoraggiata dinanzi alla maleducazione e al modo in cui si sprecano certi talenti, ce ne sono altre in cui mi sento utile e avverto un certo piacere nel vedere i progressi che stiamo facendo. Oggi pomeriggio ho fatto lezione alle medie e i ragazzi mi hanno chiesto se fossi arrabbiata: non stavo bene ed evidentemente il nervoso accumulato durante la mattinata era percepibile a pelle. Hanno una certa sensibilità per cogliere al volo gli stati d’animo e oggi hanno percepitola mia tensione che è andata scemando sino a scomparire nel corso della lezione. Sono dei bravi ragazzini ed è un piacere lavorare con loro anche se a colte mettono davvero a dura prova la pazienza.

Prima di tornare a casa sono stata farsi salassare dal benzinaio. Poiché la mia auto ha la spia della benzina rotta ho fatto il pieno in modo da riuscire a farmi un’idea di quanta benzina ho in serbatoio. Adesso ci piove dentro e genialmente avevo lasciato il navigatore nella confezione sotto il sedile… l’ho ritrovata zuppa ieri, ma fortunatamente non ha subito alcun danno. Quando si dice la sfiga. Mi angoscia questa cosa. La mia macchinina… ce l’ho da quando ho preso la patente, ovvero dieci anni… era già di seconda mano per cui non posso pretendere, ma mi dispiacerebbe tantissimo dovermene separare e soprattutto non sopporterei l’idea di dover chiedere aiuto per acquistarne un’altra. Questa mancanza di autonomia mi rende scontenta, insofferente e si somma alle altre insoddisfazioni. Vivo nell’incertezza del lavoro. Un giorno ci dicono che saremo riconfermati anche per l’anno prossimo, un altro ci pare di essere in bilico su un filo sospeso in aria. Vorrei poter fare dei progetti a lungo termine e non pensare a sopravvivere di settimana in settimana. Sono fortunata ad essere sola da un certo punto di vista perché ho piena libertà di fare le veligie e andarmene, ma dall’altro mi sento mancare la terra sotto ai piedi. Quando vedo qualcuno con un neonato in tv o sui giornali o al supermercato mi prende un groppo in gola perché mi trovo a desiderare di avere una famiglia mia, ma dall’altro lato non riesco a pensarmi in coppia. Non so, non voglio correre il rischio di credermi innamorata solo perché desidero una stabilità apparente come ho già fatto in passato. Vorrei innamorarmi veramente e non autoconvincermi di esserlo per sedare il mio istinto materno e il mio bisogno di affetto.

Il disagio sul lavoro che si somma alla stanchezza, al senso di fallimento, al nervosismo, alle aspettative mancate mi crea ripercussioni a livello fisico. Il senso di debolezza, la nausea, il tremolìo alle gambe, il dolore alla pancia… sono tutti segni dello stress e del malessere che ho dentro. Mi conosco abbastanza per sapere quali meccanismi il mio corpo è in grado di mettere in atto per lanciarmi segnali d’allarme, per scuotermi, per farmi reagire. So che sta iniziando una guerra che sono stanca di combattere e che mi lascerà nuovamente stremata. Non mi sembra vero di aver passato una serata spensierata la scorsa settimana con le amiche. Mi pare impossibile riuscire a staccare veramente. Spero di farlo in questa piccola pausa da scuola, ma so che pochi giorni a casa mi renderanno solo più insofferente. La dieta ormai è andata in vacca. Sono incapace di controllarmi. Sono dipendente dalla cioccolata, dal pane, dalla pizza. Da tutte le cose che mi fanno malissimo. Eppure io non riesco a non mangiare, mangiare, mangiare e c’è poco da fare. Altro che focalizzare il risultato, altro che materializzare nella propria mente ciò che si vuole! Ho provato a mettere da parte l’orgoglio da guerriera ferita e a contattare il mio medico per un consiglio, per un po’ di supporto psicologico, per una sgridata, ma non ho ottenuto niente. Non ha risposto alla mia e-mail, e mi ha fatto scoraggiare ancora di più. avevo davvero bisogno di essere messa in careggiata e invece mi sono sentita solo “abbandonata”. So che devo essere io a tirare fuori gli attributi e reimpostarmi, ma adesso come adesso sono proprio in crisi nera e da sola non ce la faccio. Domani vedrò per pranzo la mia mentor. Le darò finalmente il suo regalo di Natale. Non la vedo da settembre credo. E’ scandaloso! Siamo a un’ora e mezza di auto o poco meno e  non ci vediamo mai. Per ironia della sorte ci sentivamo di più quando ero in Australia. Il bello è che quando ci chiamiamo o vediamo è come se il tempo non fosse mai passato e so di poter contare su di lei che mi ascolta per ore e con una lucidità incredibile mi dà due sberle (in senso metaforico) e mi sveglia dalla mia letargia mentale ed emotiva. L’effetto è durato poche ore l’ultima volta, quanto basta per reagire in modo aggressivo alle accuse che mi sono state sollevate per poi spegnermi nuovamente. Le forze negative che mi circondano mi stanno succhiando la linfa vitale. E’ vero che l’energia che ci circonda ci influenza. Ho bisogno di staccare e di ritrovare me stessa, la mia potenza, la fiducia in me stessa e la consapevolezza di poter fare tutto ciò che voglio con la forza di volontà e la determinazione. Devo pensare ai risultati raggiunti e alle mie piccole, grandi conquiste e credere di poterne accumulare delle altre, di potercela fare. Ancora una volta. Da sola. Con le mie sole forze.

 

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